Lo devo a una mia amica: mi ha letteralmente trascinata, tenendomi per un polso. Mentre passeggiavamo guardando le vetrine del centro, le ho raccontato dei miei vani tentativi di avvicinarmi al volontariato.
Desideravo proporre qualcosa di utile, sfruttando l’esperienza che avevo acquisito nei miei anni di lavoro. Per servire ai tavoli di una mensa per persone indigenti c’erano giovani più agili e robusti di me. E invece, con grande decisione, lei mi ha trascinata proprio in una mensa, dove un parroco più deciso di lei ci ha guardato con circospezione, stanco del via vai di signore che apparivano quando volevano.
Io non sono mai mancata, se non per una brutta influenza e ….ho cominciato a servire ai tavoli. Il gruppo dei volontari, formato da persone che avevano visto nascere la mensa ventun anni fa a da neofiti come me, si è rivelato subito accogliente. Anzi il più simpatico, come ci tengono ancora a dire, fra i vari che si alternano. Ma il mio compito è presto cambiato.
Io non sono mai mancata, se non per una brutta influenza e ….ho cominciato a servire ai tavoli. Il gruppo dei volontari, formato da persone che avevano visto nascere la mensa ventun anni fa a da neofiti come me, si è rivelato subito accogliente. Anzi il più simpatico, come ci tengono ancora a dire, fra i vari che si alternano. Ma il mio compito è presto cambiato.
Visto che ho tempo disponibile e non sono una ragazzina, quindi si suppone con qualche esperienza alle spalle, sono stata trasferita senza molti complimenti nel gruppo, che si occupa di cucinare.
Gruppo? Siamo in due, al massimo tre persone. E, con la schiena un po’ piegata, sono molto più gratificata.
Cuciniamo per tre turni, ognuno composto da trentadue persone, quando sono completi. I nostri avventori sono molto eterogenei, da quelli che vivono per strada, tacciati di razzismo dal parroco che non sopporta che si portino via il cibo senza sedersi con gli altri a uomini anziani eleganti e distintissimi, di cui nessuno conosce la storia. Una signora e la sua badante cenavano in turni diversi, ma adesso mangiano insieme amichevolmente.
Gruppo? Siamo in due, al massimo tre persone. E, con la schiena un po’ piegata, sono molto più gratificata.
Cuciniamo per tre turni, ognuno composto da trentadue persone, quando sono completi. I nostri avventori sono molto eterogenei, da quelli che vivono per strada, tacciati di razzismo dal parroco che non sopporta che si portino via il cibo senza sedersi con gli altri a uomini anziani eleganti e distintissimi, di cui nessuno conosce la storia. Una signora e la sua badante cenavano in turni diversi, ma adesso mangiano insieme amichevolmente.
Tanti, tantissimi sono i giovani: molti stranieri, ma anche molti italiani, che non hanno mai trovato lavoro o che lo hanno perso recentemente. A volte c’è rabbia nei loro occhi e nelle loro parole, ma spesso sono riconoscenti, ci ringraziano e ci baciano la mano.
E poi naturalmente ci sono i volontari, efficienti, cordiali, affettuosi e, a tratti, incredibili. Si accalcano a chiacchierare, dove i passaggi con i vassoi sono più stretti, si allarmano contando in modo sempre diverso, con numeri che si potrebbero giocare al lotto, le persone che si sono sedute. Quando il numero è già certo e le porzioni già fatte. Ma tutto fa parte del gioco e di quel po’ d’imprevisto che può capitare. Qualche giorno fa, incrociandolo per strada, ho salutato uno dei nostri avventori più affezionati. “Bambolì (termine che usa indifferentemente con tutti) dove ci siamo incontrati?” “Sicuramente a qualche ballo.”
E poi naturalmente ci sono i volontari, efficienti, cordiali, affettuosi e, a tratti, incredibili. Si accalcano a chiacchierare, dove i passaggi con i vassoi sono più stretti, si allarmano contando in modo sempre diverso, con numeri che si potrebbero giocare al lotto, le persone che si sono sedute. Quando il numero è già certo e le porzioni già fatte. Ma tutto fa parte del gioco e di quel po’ d’imprevisto che può capitare. Qualche giorno fa, incrociandolo per strada, ho salutato uno dei nostri avventori più affezionati. “Bambolì (termine che usa indifferentemente con tutti) dove ci siamo incontrati?” “Sicuramente a qualche ballo.”