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Samarcanda il sogno dell’Uzbekistan

 

Un colpo d’occhio che fa smarrire.
E’ sera quando arriviamo nella piazza di Samarcanda, le luci discrete definiscono i contorni degli edifici.
L’effetto è amplificato, perché la piazza é tutta nostra, in questo periodo così freddo che tiene lontano i turisti. La condividiamo solo con qualche gruppetto di abitanti del luogo.
Samarcanda esce dal mito, dalla leggenda, dalle fantasie e diventa finalmente reale. Snodo fondamentale di uno dei numerosi percorsi sulla Via della Seta, dove passavano carovane che portavano e scambiavano merci, idee e cultura.

KHIVA

Pic by Eleonora Vallin

 

La nostra personale Via della Seta, nell’odierno Uzbekistan, ha attraversato Khiva, una città museo, immobilizzata nel tempo, circondata da alte mura difensive, con il suo minareto decorato di maioliche che emerge come un faro, le moschee di argilla, la fortezza in cui hanno vissuto per secoli i suoi regnanti.

BUKHARA

E poi Bukhara, con i suoi bazar ricoperti da cupole, ma ricca anche di un patrimonio storico forse inaspettato, con uno dei mausolei più antichi del paese, impreziosito solo dalla disposizione dei mattoni, le moschee con le lunghe colonne di legno con i capitelli intagliati e il complesso dei quattro minareti.

SHAKHRISABZ

Attraversiamo lunghissimi chilometri di deserto e di steppa, per raggiungere Shakhrisabz, la città natale di Tamerlano, dove dominano i resti delle imponenti porte del suo palazzo. Da qui partì Timur, appartenente a un clan turco che si proclamò discendente di Gengis Khan, l’artefice della conquista nel quattordicesimo secolo di un territorio vastissimo che dall’India arrivava quasi al Mediterraneo.
E decise che la sua capitale sarebbe stata proprio Samarcanda.

SAMARCANDA

Ritorniamo allora alla sua piazza, il Registan o “luogo di sabbia”, delimitata completamente da tre madrase, le scuole coraniche. La più antica fu fatta costruire da Ulug Beg, il nipote di Tamerlano, famoso come astronomo e scienziato, di cui è possibile vedere ancora una piccola parte del suo osservatorio.

Le mura sono decorate con mattoni smaltati nei colori del blu, dell’azzurro e della terracotta, mentre i disegni ornamentali sono dei tasselli a forma di poligoni o di stelle, sul portale, a testimonianza della sua passione. Sul lato opposto, quasi speculare, un’altra madrasa dove sopra il portale d’ingresso sono raffigurati due leoni, con il sole alle loro spalle. E infine, a chiudere come una quinta la piazza, il lungo edificio presenta dei decori vegetali e delle volte con dei motivi che ricordano le stalattiti, mentre la moschea situata all’interno ha i soffitti decorati in foglia d’oro.

A Samarcanda è imperdibile anche lo scorcio dei mausolei, uno diverso dall’altro, e la visita di quello di Tamerlano.
E la moschea di Bibi -Khanum, la sua moglie prediletta, che venne fatta giustiziare per un bacio furtivo da parte dell’architetto del complesso. Nel cortile d’ingresso è possibile vedere l’enorme leggio, su cui un tempo era posato il Corano più antico del mondo.
Ancora oggi si dice che le donne con problemi d’infertilità, possano risolverli passando sotto gli archi. Certo, per la nostra cultura, tutto sembra troppo restaurato, molto ricostruito, perdendo la sua autenticità originale.
Ma poco importa, in un paese dove tutto sfuma nella leggenda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Siamo Silvia (giornalista) e Stefania (divisa tra moda e pubbliche relazioni), ognuna con una vita ricca di esperienze,  densa di avvenimenti particolari, di amore, di amicizia, di divertimento ma anche con qualche cicatrice.
Abbiamo deciso di aprire questo  blog per tutte quelle che come noi, conclusa la fase lavorativa, si ritrovano libere con molta voglia di fare, perché la vita che abbiamo di fronte ci può ancora regalare bei momenti. Ci sentiamo forti, piene di iniziative, voglia di conoscere nuove persone e luoghi, e di aprirci a orizzonti diversi.
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