Per me il Natale rappresenta qualcosa di più. Vivendo da moltissimi anni lontana dalla mia famiglia, significa tornare a casa, ritrovare per qualche giorno quel senso della quotidianità condivisa che non mi appartiene più. E così, al di là della festa, provo la gioia di ascoltare piccole notizie, particolari, pettegolezzi che mi erano sfuggiti. Naturalmente rimangono la confusione e l’emozione del Natale: decorazioni in ogni angolo della casa, qualche urletto ogni volta che suona il campanello, il rumore della carta strappata quando si aprono i regali. Qualche anno fa le mie nipoti più grandi definirono il mio ruolo, regalandomi il libro “Zia Mame” e un cartoncino sul quale si librava la silhouette di una fatina in tessuto con tanto di ali, che conservo ancora appeso in camera mia. E che recita:”Angelo delle zie, seconda mamma del cuore, delle condivisioni giocose, degli affetti solidi, dei viaggi nella comprensione gentile e dei gesti generosi”. Allora, quando lo lessi, un’enorme, unica lacrima, mi cadde esattamente sul libro e corsi via, per rifarmi il trucco. Dopo l’apertura dei regali, si passa al pranzo, sempre diverso e incredibile, che mia sorella prepara con maggiore abilità di un cuoco pluristellato. Una volta, dopo molto cibo e innumerevoli brindisi, ci si dedicava con un accanimento poco natalizio ai giochi di società. Adesso l’attenzione è calamitata dall’ultimo nato, che ci ripaga col suo grande sorriso sdentato.
Ci contendiamo tutti la fatica di spingerlo, per ogni angolo del soggiorno, sul suo elefante a rotelle, mentre lui sbuffa come un pazzo nell’intento di guidarlo davvero e di spronarci. Ma è soltanto quando tutti gli uomini si assopiscono davanti a qualche partita, che comincia quel chiacchierio, quell’intesa, quell’allegria dello stare insieme tutta femminile. E per me anche il recupero delle sensazioni, una volta quasi quotidiane, di anni che appartengono al passato. “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi” vorrebbero l’adagio e la tradizione. Ma naturalmente si può sempre far saltare il banco. Perchè non è possibile, perché non si vuole, perché il ricordo va a qualche tombola di troppo. E allora fatevi accompagnare da un amico, da un’amica, da chi è disponibile per una mini vacanza. Niente sarà più lontano dal classico spirito natalizio che mangiare a Venezia dei cicchetti a base di gamberi, di baccalà mantecato, di granchio, appoggiati con un bicchiere in mano al parapetto di un canale. Proprio davanti all’unico cantiere, dove le gondole vengono ancora costruite a mano. Oppure ci si può sperdere in uno dei tanti borghi della Toscana e dell’Umbria, con un pranzo a base di salumi e di formaggi locali. O ancora immergersi nello splendore del barocco siciliano, dove imperano arancine e pane e panelle. Chissà, potreste trovare anche il sole e concedervi una passeggiata al mare fuori stagione. Così poco natalizia.