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Viaggio nel Dodecaneso: l’isola di Samos

SamosDalla valigia abbandonata sul pavimento emerge un costume da bagno, qualche opuscolo e un boccale di cotto di Ormos. È l’unico ricordo tangibile della vacanza trascorsa a Samos, ma gli altri ricordi si affollano, anche se siamo tornati dopo una giornata cominciata all’alba. Non sapevo nulla di quest’isola greca dell’Egeo orientale, separata soltanto da uno stretto dalla Turchia.
E la sorpresa è stata immediata: la strada, una serie infinita di curve che dall’aeroporto ci portava a destinazione, era costeggiata da una macchia mediterranea foltissima, pini, carrubi, tamerici contorte dal vento. Una zona boscosa, diversissima dalle isole brulle che avevo sempre frequentato.

ORMOS
Avevamo scelto la parte sud occidentale dell’isola, lontana da tutto. E proprio ad Ormos, un porticciolo a pochi chilometri, abbiamo mangiato in una taverna le prime insalate greche, i primi souvlaki, il pesce del giorno, enormi porzioni di zucchine e melanzane fritte. Affacciati sul mare, dove erano ancorate le piccole barche dei pescatori, mentre dalla strada, l’unica, arrivavano il vocio dei bambini e il miagolio dei gatti. Ecco, il boccale di cotto risale a quella serata: sul porto si svolgeva il festival del vino. Pagato il prezzo del bicchiere, si poteva bere a volontà, vino bianco, rosso, dolce, per cui Samos è particolarmente famosa. In lontananza, la musica greca di un complesso locale. Credo sia stato il momento più mondano della nostra vacanza, scandita da ritmi antichi, da lunghi bagni e letture, lontana da spiagge affollate.
La prima spiaggia che abbiamo scelto era appunto a pochi passi dal nostro alloggio: Psili Ammos, una baia dove il mare è calmo, l’acqua è trasparente, mentre alle sue spalle domina imponente il Monte Kerkis che raggiunge i 1433 metri.
Per la verità, dopo aver confabulato con tre contadini della zona, abbiamo cercato di salirne un tratto, ma la Micra che avevamo affittato, nonostante gli sforzi infiniti e qualche dirupo non troppo rassicurante, non ne ha proprio voluto sapere.

KARLOVASSI
Meglio raggiungere Karlòvassi, sulla costa nord dell’isola, e la spiaggia di Potàmi. Qui il mare diventa cristallino, con l’acqua che come un vetro lascia trasparire ciottoli dai colori e le forme infinite. Ma è dietro la spiaggia, seguendo un sentiero, che ci si ritrova all’improvviso in una realtà diversa: un bosco freschissimo di lecci, pini, tamerici, papiri e, sulle terrazze di un versante, una coltivazione di olivi. Si raggiunge un ruscello che diventa sempre più profondo, trasformandosi in un fiume dalle acque scure, incuneato fra le alte pareti di un canyon.

Samos silviaSi procede un po’ lentamente, evitando le rocce che emergono e quando l’acqua arriva alla vita, appare la cascata. Impossibile resistere, non lanciarsi sotto quello scrosciare d’acqua fredda, riemergere e rilanciarsi.
Le nostre giornate sono continuate alla ricerca di acque trasparenti, molto chiare, coi ciottoli che digradano lentamente verso il largo, con le spiagge orlate di arbusti e siepi profumate.

KOKKARI
E poi una visita a Kokkari, un tempo soltanto un villaggio di pescatori, che ha mantenuto le  sue case piccole, le vie strette, ma che ora invita i visitatori con i suoi piacevoli ristoranti affacciati sul porto. Anche se Samos sembra aprirsi al turismo con discrezione, senza eccessi, mantenendo il suo volto antico.

PYTHAGORIO
E naturalmente Pythagòrio, che deve il suo nome a Pitagora, il grande matematico, filosofo, scienziato, che nacque sull’isola e di cui tutti immancabilmente ricordano il teorema. Il primo porto artificiale costruito nel Mediterraneo, dove, qui sì, ormeggiano yacht e belle barche a vela. E poi i caffè, i ristoranti, i negozi hanno un’aria più votata al turismo. Ma basta girare un angolo e inerpicarsi per le stradine in salita che partono da quella principale, per ritrovare il sapore di sempre.

CASTELLO DI LICURGO LOGHOTETIS

Samos castello

O raggiungere al tramonto il Castello di Licurgo Loghotetis, i cui bastioni si affacciano sul mare. Con grande orgoglio, i giovani che stanno arrotolando gli stendardi della festa per la ricorrenza che si è appena conclusa, ci spiegano con poche parole e molti gesti che la fortezza fu edificata all’inizio dell’Ottocento dallo stesso Licurgo, l’eroe che guidò gli abitanti di Samos nella rivolta contro l’Impero Ottomano.
Mentre la Chiesa della Trasfigurazione di Cristo, proprio accanto al castello, fu costruita dopo una vittoria contro i Turchi. Le campane hanno appena chiamato i fedeli: mi affaccio furtivamente, per vederli vestiti per la funzione. Così inadeguata,  con le spalle scoperte,  come mi trovavo fino a qualche momento prima al mare.

 

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Siamo Silvia (giornalista) e Stefania (divisa tra moda e pubbliche relazioni), ognuna con una vita ricca di esperienze,  densa di avvenimenti particolari, di amore, di amicizia, di divertimento ma anche con qualche cicatrice.
Abbiamo deciso di aprire questo  blog per tutte quelle che come noi, conclusa la fase lavorativa, si ritrovano libere con molta voglia di fare, perché la vita che abbiamo di fronte ci può ancora regalare bei momenti. Ci sentiamo forti, piene di iniziative, voglia di conoscere nuove persone e luoghi, e di aprirci a orizzonti diversi.
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