Il futuro ad Abu Dhabi è arrivato all’improvviso. Dopo la scoperta del petrolio, che l’ha bagnato e graziato, questo emirato si è lanciato in una corsa irrefrenabile. In qualche decennio, le piste di sabbia si sono trasformate in autostrade, i barasti le povere capanne dove si rifugiavano i pescatori di perle sono diventati grattacieli di vetro e d’acciaio, che scintillano al sole.
E fanno da sfondo alla Corniche, il lungomare della città, che si snoda per otto chilometri.
Da qui raggiungiamo la spiaggia dalla sabbia finissima e le acque tranquille e nel pomeriggio ci concediamo una lunga passeggiata, fra palme, cespugli fioriti e fontane. Superati da podisti o da chi corre in bicicletta, sui pattini o sugli skateboard.
E sullo sfondo, impossibile non essere attirati come da una calamita, l’Emirates Palace Hotel, l’albergo più lussuoso di Abu Dhabi, immenso con le sue innumerevoli cupole color sabbia, creato soprattutto come foresteria per gli ospiti stranieri in visita ufficiale negli Emirati Arabi Uniti. Ci ritroviamo fra pareti rivestite in foglie d’oro, rifiniture in madreperla, tappeti inimmaginabili, oltre mille lampadari di cristallo. Le Royal Suites hanno una superficie di 1200 metri quadrati.
Noi abbiamo alloggiato al Radisson Blu Hotel, un bell’albergo, con una prerogativa: chi prenota una suite, con un piccolo extra, ha a disposizione il lounge, un piccolo ristorante per pochi eletti, aperto dalle otto e trenta fino a sera.
(Radisson Blu Hotel Abu Dhabi Yas Island)
LA GRANDE MOSCHEA
Il bianco accecante delle sue ottanta cupole e dei suoi quattro minareti comincia a vedersi da molto lontano. L’area della moschea Sheikh Zayed, con la sua area di 52 mila metri quadrati dedicati al culto, è grande più del doppio di quella della Basilica di San Pietro. Ma inutile continuare a meravigliarsi, dove tutto è costruito proprio per meravigliare, per esagerare, per stupire.
Fortemente voluta dallo Sceicco Mohamed bin Zayed, considerato il padre fondatore degli Emirati Arabi Uniti, coniuga l’architettura tradizionale con quella più moderna.
Mentre mi avvicino, fra gli specchi d’acqua che la circondano e in cui si riflette, mi sono annodata sul capo il foulard che per ogni eventualità porto da giorni nella borsa. Ma sono stata amabilmente ripresa, perché senza volere avevo appena sollevato sui polsi la mia maglietta a maniche lunghe. In realtà è difficile avvertire un senso di spiritualità, fra le lunghe code di turisti. Rimangono intatte la sua imponenza e la sua fastosità.
Il cortile interno è composto di marmo bianco italiano, in cui intarsi di vetro e pietre dure compongono delle elaborate girali di fiori, mentre le colonne che lo circondano splendono al sole con i loro capitelli dorati.
La navata principale è ricoperta dal tappeto più grande del mondo, annodato a mano da 1200 tessitrici iraniane.
Mentre dalla cupola dorata pende un lampadario Swarowski, naturalmente anche questo il più grande del mondo, con oltre un milione di cristalli di vari colori.
Un ultimo dettaglio: la moschea può ospitare oltre 40 mila fedeli.
IL LOUVRE
Un’enorme cupola d’acciaio, sostenuta da edifici bianchi lavati dal sole, lambiti da canali e bracci di mare del Golfo Persico. E’ proprio la cupola che sorprende con i suoi 180 metri di diametro: costituita da più di 400 mila elementi, ricrea un tetto di foglie di palma.
Sono queste sovrapposizioni a creare “una pioggia di luce”, così come l’ha voluta Jean Nouvel, il suo ideatore. Un gioco di ombre, di sfumature, di bagliori.
I 55 edifici in cui sono esposte le opere ricordano, per la loro distribuzione, la medina, il quartiere antico di molte città arabe.
Ogni innovazione, ogni straordinaria soluzione architettonica rimane quindi fortemente legata al territorio. Molto diverso è invece il criterio del percorso espositivo, dove il tema ricorrente è costituito dal dialogo fra le culture, di ogni epoca e civiltà. Come allo stesso modo sono in mostra opere, senza distinzioni, delle religioni universali. Insomma un ponte fra Oriente e Occidente, costituito dall’arte. Ma questo è solo il primo museo costruito sull’isola artificiale di Saadiyat, una sorta di cittadella culturale, a cui seguiranno un avamposto del Guggenheim e il Museo Nazionale degli Emirati Arabi. Progetti ambiziosissimi e importanti, a cui non sarebbe certo bastato solo il petrolio per concepirli.
(Louvre Abu Dhabi Saadiyat Island aperto dal sabato al mercoledì dalle 10 alle 20, dal giovedì al venerdì dalle 10 alle 22)