“Senti? E’ l’arpa d’erba, che racconta qualche storia. Conosce la storia di tutta la gente della collina, di tutta la gente che è vissuta, e quando saremo morti racconterà anche la nostra”.
E’ il vento che muovendo l’erba e le foglie secche crea il suono di un’arpa o di una voce umana che conosce ogni segreto. Sarà in realtà il giovane protagonista del racconto, che si rifà all‘infanzia di Truman Capote, a narrare la vita di una piccola città nel sud degli Stati Uniti, dei suoi vari protagonisti, di ogni sfumatura.
Capote, che diventerà poi famosissimo con “Colazione da Tiffany” e “A sangue freddo”, scrisse questo romanzo in età giovanile. Un piccolo capolavoro, forse la sua opera preferita.
Il piccolo Collin, persi i genitori, va a vivere con le due sorelle nubili Verena e Dolly, la prima austera e attentissima ad accumulare denaro, la seconda timida, bizzarra, stravagante o forse un pò toccata, come veniva considerata da molti.
Un litigio fra le due spingerà Dolly ad allontanarsi, per andare a vivere, come se fosse la cosa più normale, su una casa su un albero. E lì fra quelle fronde si formerà una comunità composta dai personaggi più disparati. Oltre a Collin e a Catherine, la domestica e amica di colore di Dolly, vi troveranno rifugio un giudice e un giovane ricco e sfaccendato del luogo. Uniti da qualcosa di forte e di particolare, persone che si possono raccontare tutto e che combattono contro lo stuolo composto dallo sceriffo, dal reverendo e da un gruppo di donne morigerate, che considerano vergognoso il loro comportamento.
In realtà mettono in atto una sorta di ribellione, forse involontaria, contro le ipocrisie, le crudeltà, le meschinità e l’avidità degli altri. Sono loro i puri, gli innocenti, i buoni, abbarbicati su quella casa che sembra uscita da una favola. Scoppierà anche una passione, con relativa proposta di matrimonio, fra i due protagonisti più anziani.
Un romanzo magico, divertente, brillante. Lo stile di Capote è delicato, perfetto, ogni parola sembra rimandare a qualche suggestione. Il sogno, l’illusione, l’innocenza finiranno, quando il gruppo scenderà dalla casa sull’albero. Ma si continuerà ad ascoltare “un’arpa d’erba che registrava i suoni e li riproduceva, un’arpa di voci che ricordavano una storia”.