La Fontana di Trevi, uno dei simboli maggiormente conosciuti di Roma, si staglia nella sua imponenza. Addossata a un palazzo e costruita in una piazza relativamente piccola sembra ancora più grandiosa.
La sua storia comincia molti secoli fa: Agrippa, genero di Augusto e responsabile della gestione delle acque, fece costruire l’acquedotto dell’Acqua Vergine che partiva da un bacino sulla via Collatina, per alimentare le sue terme.
L’unico acquedotto romano ancora funzionante dopo venti secoli, con un lunghissimo percorso sotterraneo, trovava uno dei suoi punti finali in una fontana, l’antenata di quella attuale, che garantiva l’approvvigionamento d’acqua ai cittadini.
Il suo nome deriva probabilmente dal fatto che si trovasse nell’intersezione di tre vie o dalla tre bocche che riversavano l’acqua in tre vasche affiancate. Ma dal momento in cui si decise di trasformarla in una fontana monumentale dovettero passare molti secoli e moltissimi Papi, tra progetti e ripensamenti, per arrivare allo splendore che conosciamo.
La costruzione della fontana, su progetto di Nicola Salvi, fu iniziata nel 1732 e completata ben trenta anni dopo. Ed eccola come la vediamo oggi: una sorta di quinta teatrale, con al centro una grande nicchia delimitata da colonne.
Da qui sembra avanzare Oceano, il Titano dal cui corso scaturivano i fiumi, le sorgenti, i mari. E come l’acqua, il suo incedere e’ impetuoso. Ha lo sguardo fiero, il corpo forte e muscoloso.
Il suo cocchio, costituito da una conchiglia, viene trainato da due cavalli alati, il cavallo agitato e il cavallo placido, che rappresentano i vari stati del mare, accompagnati da due tritoni. Un drappo, che lo copre appena, si solleva alle sue spalle, come spinto dal vento, in modo molto scenografico. Oceano avanza nell’enorme bacino d’acqua, circondato da una serie di fitte scogliere.
Ma è il rumore dell’acqua la potenza con cui sgorga che contribuiscono a rendere la fontana indimenticabile. E non se ne dimenticò il cinema, in un film in cui Totò cercava di venderla a un ingenuo turista o nel felliniano “La dolce vita”, dove una sensualissima Anita Ekberg immersa nell’acqua chiamava il suo Marcello.
Naturalmente, per sempre attuale, rimane la leggenda della monetina, a cui nessuno si sottrae. Girate le spalle alla fontana, gettate una moneta nell’acqua e…..sicuramente ritornerete a Roma.
(Si puo’ visitare l’Acquavergine con Roma sotterranea tel. 3801731934)