“La biblioteca di Parigi” è un libro, se così si può dire, autoreferenziale. Perché sottolinea la bellezza, l’importanza, il senso di evasione che può dare la lettura.
La Biblioteca americana di Parigi, la più grande biblioteca di opere inglesi sulla terraferma europea, porta inciso sul frontone: “Dopo l’oscurità della guerra i libri sono la luce.”
Ed è qui che lavorerà, realizzando il suo sogno, una delle due protagoniste di questo romanzo, dal forte impianto storico.
Odette è una giovane caparbia e intraprendente, che ha studiato francese e ha frequentato fin da bambina, accompagnata dalla zia, questa biblioteca.
Il libro parte gradualmente, per assumere un ritmo sempre più serrato, quando scoppia la seconda guerra mondiale, quando Parigi viene invasa dai nazisti, quando questo luogo di cultura e di socializzazione viene interdetto agli ebrei.
E allora Janet Skeslien Charles, dopo lunghi anni di ricerche, ci racconta con uno stile incisivo e lineare una fetta di storia ai più sconosciuti. Eroi di un genere del tutto particolare, Odette e i suoi compagni di avventura manterranno sempre aperta la biblioteca, rischieranno la vita, per nascondere i libri considerati pericolosi dai nazisti o per consegnarli agli ebrei nelle loro case. Ma la guerra è un momento anche di cadute, di debolezze, di piccole invidie. E Odette, impavida e coraggiosa, nasconde un segreto. Lo svelerà solo a Lily, la sua giovanissima vicina di casa, quando ormai anziana vive da molti anni nel Montana.
In effetti il libro è composto da un alternarsi di capitoli, che ci portano di volta in volta nella Parigi della guerra e nell’America di oggi. Ma Odette lascerà alla sua giovane amica una sorta di eredità: la consapevolezza dell’importanza della lettura.
(10 Rue du Général Camou, 75007 Paris)