Che Claudia Cardinale corresse da un set all’altro, “Otto e mezzo “ e “Il Gattopardo”, tingendosi ogni volta i capelli, fa parte della storia del cinema.
Forse meno conosciuta è la rivalità ostinata, l’astio fra i registi dei film, Fellini e Visconti, che portò addirittura a una mitica scazzottata fra i sostenitori del primo e quelli del secondo, capitanati da Franco Zeffirelli, a una mostra del cinema di Venezia.
La cultura allora aveva una fortissima connotazione politica, completamente di sinistra, e Visconti ne era l’alfiere. E questo creava schieramenti e lotte fra gli ammiratori dei due registi.
Ma il romanzo di Francesco Piccolo, scrittore, sceneggiatore, vincitore di un Premio Strega, è molto di più. E’ la storia del dietro le quinte, della genesi dei loro capolavori. Racconti di scelte casuali, di incontri, di amori, di cambiamenti, di tagli dovuti alla mancanza di budget.
Nel 1963 Fellini dopo La dolce vita e Visconti dopo Rocco e i suoi fratelli sono all’apice del successo.
Ed è in quel momento che possono permettersi di rischiare.
Fellini, per la prima volta nel cinema, parla in prima persona nel film
Otto e mezzo: il suo alter ego Marcello Mastroianni è un regista in crisi che non sa e non si decide a fare un film. E il film, quello vero di Fellini, nasce facendolo, di giorno in giorno, in un intreccio continuo fra sogno e realtà, fra presente e passato, fra episodi veri e inventati, con tutte le donne moglie, amanti, madre, simboli di sensualità che hanno dominato la sua vita.
Da tutt’altri presupposti nasce il Gattopardo di Visconti, tratto dal romanzo di Tomasi Di Lampedusa. E anche la storia difficile di questo romanzo e poi il suo successo clamoroso viene tratteggiato nel libro, insieme al suo autore, surreale e grandioso. Un film dunque che doveva avere un forte impianto storico, ma man mano che le riprese continuano, prenderà un’impronta diversa.
E il primo ad accorgersene sarà Burt Lancaster, che interpreta il principe di Salina e che Visconti per molto tempo ha trattato con sussiego, considerandolo solo un cow-boy. Capisce che don Fabrizio è Visconti, che quello che filma era il suo mondo, che ormai non esiste più.
Insomma i due film raccontano, in modo complementare, l’interiorità dei due più importanti registi del grande cinema italiano.