Se vedrete questo pavimento, non lo dimenticherete mai più. In altri termini, per usare le parole del Vasari il primo vero storico dell’arte italiana, “il più bello…grande e magnifico…che mai fusse stato fatto”.
Siamo all’interno del Duomo di Siena, uno degli esempi più importanti di cattedrale romanico-gotica italiana, i cui lavori iniziarono a metà del dodicesimo secolo. La facciata, realizzata tutta in marmo bianco, è ricca di sculture, di nicchie, di mosaici, pinnacoli e guglie.
Ma entriamo. Con l’aiuto di un audiovisivo, una specie di piccolo computer da ritirare all’ingresso, sapevo esattamente in quale zona mi trovavo, di cui mi veniva fornita ogni spiegazione.
La realizzazione del pavimento, iniziata nel trecento, continuò fino all’ottocento, con un’unica linea conduttrice, un costante invito alla Sapienza. All’inizio si usarono delle lastre di marmo bianco, su cui i disegni venivano delineati con dei solchi fatti con lo scalpello e poi riempiti di stucco nero. Solo più tardi si usarono dei marmi colorati, accostati gli uni agli altri.
Come nella parte eseguita dal Pintoricchio, dove la Fortuna è rappresentata come una fanciulla flessuosa e nuda, con i lunghi capelli sparsi al vento. Dopo un viaggio tempestoso è riuscita a portare su un’isola un gruppo di saggi che, solo dopo un difficile percorso in salita, riusciranno a raggiungere la Sapienza.
Ed è sempre Pintoricchio, insieme alla sua bottega, l’artefice della Libreria Piccolomini, dedicata al pontefice e grande umanista, che si apre su una navata della chiesa.
Come ogni volta ci sorprendono il suo gusto per i colori, la vivacità dei gesti dei personaggi, la raffinatezza delle vesti e degli ornamenti, la curiosità per i particolari, l’attenzione per la messa in scena. Federico III e Eleonora d’Aragona si incontrano, avvolti in mantelli dorati, che trasmettono la consistenza dei tessuti. In una delle scene più solenni, fra i gruppi di persone che si aprono verso i lati di fronte al Papa, appare anche un cane.
Ma allo splendore del Duomo parteciparono moltissimi artisti, i più importanti della loro epoca: Duccio di Boninsegna, Donatello, un giovane Michelangelo, che ci ha lasciato quattro statue e più tardi il Bernini.
Nel tredicesimo secolo, Nicola Pisano realizzò il pulpito, dove le figure fittissime rappresentate nei rilievi danno vita a composizioni animate e drammatiche.
A questo punto basterà alzare lo sguardo verso la cupola, per ritrovarsi immersi in un cielo stellato.
( Per gli orari di visita consultare il sito: www.operaduomo.siena.it )