Si parte: meta Monteriggioni.
La strada bianca è costeggiata di querce, castagni, filari di viti e distese di ulivi, mentre in lontananza le colline diventano azzurre, si disegnano in modo sempre diverso, sembrano intersecarsi.
E poi eccola, con le sue quattordici torri che svettano sulla cinta muraria inpietra da oltre otto secoli. Dei giganti, come li descrisse Dante nel suo Inferno. Una corona, che circonda la sommità della collina. Impossibile resistere all’idea di salire, di percorrere i camminamenti dicon le sue quattordici torri che svettano sulla cinta muraria inpietra da oltre otto secoli. Dei giganti, come li descrisse Dante nel suo Inferno. Una corona, che circonda la sommità della collina. Impossibile resistere all’idea di salire, di percorrere i camminamenti di questa fortificazione che si sviluppa per 570 metri .
Quasi perfettamente intatta dal Medioevo, unica fra i borghi toscani, si affaccia verso le campagne del Chianti e della Valdelsa, con all’interno il suo piccolo borgo.
Il castello fu costruito dalla Repubblica di Siena, sul monte Ala, per sorvegliare le vallate in direzione di Firenze, la sua acerrima nemica. Adesso il borgo è animato da ragazzini che corrono a vedere il museo di armi medievali, da turisti che visitano la Pieve di Santa Maria Assunta e si aggirano fra i negozi di prodotti locali.
Ma oggi, forse soltanto per me una sorpresa, scopro che il tratto che porta da Monteriggioni a Siena costituisce la tappa 33 della via Francigena. In tutto poco più di venti chilometri. La via, che conduceva i pellegrini dall’Europa occidentale a Roma, e poi a Brindisi dove ci s’imbarcava per la Terra Santa. Ed è proprio a Chiusi che sono stati ritrovati i primi documenti della sua esistenza.
