Siamo andate a Palermo e a Monreale per vedere due dei loro gioielli più splendenti.
LA CAPPELLA PALATINA
La Cappella Palatina, la cappella di palazzo, venne fatta costruire a Palermo nel 1130 da Ruggero II, il primo re dei Normanni in Sicilia. Uno scrigno, dove si intrecciano stili, culture, significati diversi, come a rappresentare l’unione e la pace fra popoli distinti.
Alle colonne romane si congiunge lo sfarzo e la magnificenza dei mosaici bizantini, in tessere dorate e smalti: in un trionfo di luce, vengono rappresentati la Genesi, episodi della vita di Cristo e dei Santi Pietro e Paolo, angeli e profeti.
A catturare l’attenzione è l’immagine del Cristo Pantocrator, il dominatore di tutte le cose, nell’abside centrale, che benedice con la mano destra con le tre dita alzate, secondo l’uso rimasto nella chiesa ortodossa, mentre con la sinistra tiene aperto il Vangelo.
Ma l’elemento più singolare, che rappresenta con forza il desiderio di unione fra genti diverse, è costituito dal soffitto, realizzato da artisti islamici. Nicchie e stalattiti in legno, dove sono dipinte scene profane della vita di corte, o addirittura il paradiso del corano, con danzatrici, giocatori di scacchi, suonatori.
IL DUOMO DI MONREALE
Quarant’anni di storia e pochi chilometri, per raggiungere il Duomo di Monreale. Fu costruito infatti da Guglielmo II nel 1174 per dominare tutta la Conca d’Oro. E anche qui ritroviamo, in un’opera monumentale, grandiosa, possente, lo stesso desiderio da parte del sovrano di far convivere genti e culture diverse.
Qui lavorarono maestranze bizantine, arabe e provenienti dal Nord Europa. Già la facciata, dove si notano arcate intrecciate di origine tipicamente araba, è affiancata da due torri quadrangolari delle chiese fortezza normanne del dodicesimo secolo. Appena si varca l’ingresso, si viene travolti dal bagliore dell’oro dei mosaici, che ricoprono tutto, sviluppandosi per 6400 metri quadrati. La decorazione più grande in Italia, seconda solo a quella di Santa Sofia a Istanbul.
Tra le varie raffigurazioni colpiscono gli episodi della creazione, la costruzione dell’arca di Noè e delle storie di Cristo. Ma anche qui a calamitare lo sguardo è l’immagine del Cristo Pantocrator nel catino absidale: il movimento, rispetto a quello della Cappella Palatina, è più ampio, quasi ad abbracciare tutta l’umanità, il disegno delle pieghe della tunica più raffinato, lo sguardo si rivolge lontano.
E poi si esce nel chiostro, con le sue colonnine doppie, eleganti e slanciate, ognuna diversa dall’altra, con rivestimenti d’oro o in pasta di vetro, con disegni sempre differenti.
Un capolavoro di grazia e raffinatezza.