Era da molti anni che volevamo vedere le Meteore, di cui avevamo sentito parlare innumerevoli volte. La nostra meta, quindi, è la Tessaglia, nel nord della Grecia.
E nessun termine come meteora, letteralmente “in mezzo all’aria“, potrebbe meglio identificare queste torri di roccia.
Dovute all’erosione della collina da parte di un fiume, a un terremoto o a qualche altro evento naturale, si stagliano di fronte a noi, scure e altissime. E sulle loro cime, in modo ardito e quasi incomprensibile, vennero costruiti dei monasteri, dove nel quattordicesimo secolo i credenti ortodossi trovarono riparo durante la dominazione ottomana.
Fino al secolo scorso i monaci salivano con scale a pioli o tirati fino alla cima, avvolti in una rete.
Dei ventiquattro monasteri che furono costruiti, noi visitiamo alcuni dei sei che sono ancora aperti al pubblico, percorrendo una lunga scalinata. Avvolte, noi donne, in un pareo che funge da gonna.
I monasteri, dichiarati patrimonio dell’Unesco, sono ancora un luogo di culto attivo: in ognuno vivono meno di 10 monaci, e 4 di essi sono abitati sia da uomini che da donne.
Le cappelle sono dipinte in colori intensi e decorate in oro, i lampadari scendono dagli alti soffitti: mantengono l’odore d’incenso e il misticismo delle origini.
Ma il resto delle costruzioni è stato vistosamente ristrutturato.
Decidiamo di ritornarci al tramonto: in lontananza, la selva di guglie con i monasteri fieramente abbarbicati mantiene intatto il suo fascino.