Sorge a Caprarola, nell’alto Lazio, Palazzo Farnese.
Nacque inizialmente come una fortezza, voluta da Papa Paolo terzo Farnese: da qui la sua pianta pentagonale con imponenti bastioni. I lavori vennero ripresi dal nipote, il Cardinale Alessandro Farnese che la fece trasformare, su progetto del Vignola, in una delle ville più belle del tardo Rinascimento.
Dal cortile circolare, un’ardita soluzione architettonica, si entra nel palazzo, un susseguirsi di stanze, di studioli, di camere da letto, di sale di rappresentanza. Tutte fittamente decorate da affreschi che rappresentano avvenimenti storici, parate di eserciti, scene mitologiche, ritratti, le vicende più importanti della famiglia Farnese, per affermarne il ruolo nella Chiesa e nella politica.
Pitture eleganti, elaborate a cui misero mano anche i fratelli Zuccari, fra gli artisti più famosi della fine del 500. Si avvicendano, come in una magia che non sembra avere termine, la stanza dei sogni, quella dell’eco, dell’Aurora, dei filosofi, dei giudizi fino a quella del mappamondo, dove sono rappresentate con estrema precisione le carte dell’Italia, dell’Europa, dell’Africa, dell’Asia e dell’America che era già stata scoperta da un secolo.
E tutto ruota intorno alla splendida scalinata centrale, di forma elicoidale, sostenuta da trenta colonne di peperino, che secondo la leggenda il cardinale saliva a cavallo.
Si esce poi nei giardini, dei giardini segreti, delimitati da un alto muraglione. Salendo la collina, si viene circondati da boschetti di abeti bianchi, da ninfei, statue, fontane, giochi d’acqua e siepi di bosso.
Fu sempre il Vignola a cambiare l’assetto urbanistico di Caprarola, realizzando la via dritta, che taglia a metà il paese. Il palazzo appare al termine della strada in salita, in alto, sullo sfondo, in tutta la sua bellezza.