Noi siamo i figli della generazione, che ascoltava l’opera lirica alla radio, antesignana della televisione, o che andava ad assistere allo spettacolo a teatro. Una consuetudine che è andata un po’ perdendosi, ma che abbiamo assimilato fin da bambini.
E allora prepariamoci, decidiamo per un outfit adatto, indossiamo un bel tacco dodici e usciamo.
Andare all’Opera significa anche questo, pur prestandovi sempre meno attenzione. Una specie di teatrino, all’interno di un teatro, un gioco che spesso diverte: muoversi nel foyer e giudicare le toilettes delle signore, annusare l’odore di naftalina dei completi degli uomini, appena tirati fuori dall’armadio.
Ma l’opera è l’opera e per di più parla italiano. Gli autori sono quasi tutti italiani e sempre in Italia c’è il maggior numero di teatri al mondo. A questo punto l’imbarazzo della scelta, per una serata diversa, per assistere a uno spettacolo che comunque non lascerà indifferenti sia i neofiti, quelli che calcano un ambiente d’altri tempi per la prima volta, sia i melomani, spesso posti di fronte a spettacoli ambientati in epoche completamente diverse rispetto al titolo originale.
Ma è la musica naturalmente a farla da padrona, la forza dei caratteri dei personaggi, l’intreccio della trama.
Ricordate le calde lacrime sparse dalla protagonista di “Pretty woman”, di fronte allo strazio della Traviata? Ci sono opere dalla musicalità più facile, trascinante come quelle di Verdi o Puccini.
Ma il cartellone è infinito. Non spaventiamoci all’idea di dover affrontare un ambiente un po’ fuori dal tempo, non lasciamo questo privilegio ai Giapponesi che urlano con tutto il fiato che hanno in corpo “Bravissima”, senza preoccuparsi del sesso del cantante in questione.
Oggi i festival dedicati all’opera lirica sono numerosissimi, organizzati in estate in ogni parte d’Italia. Possiamo godercela anche all’aperto, con ai piedi un comodo paio di scarpe da tennis.