Lavinia è una pittrice ribelle, perchè dipinge in un’epoca in cui non era nemmeno pensabile che a quest’arte potessero dedicarsi le donne. Proprio attraverso la pittura capisce il miracolo della creazione e, prendendo consapevolezza delle sue capacità e del suo gesto rivoluzionario, diventa una donna coraggiosa e impavida.
E’ lei la voce narrante che ci conduce nella Firenze del 1458, nel palazzo dei Medici, ma anche nei mercati, nei sobborghi della città, nelle botteghe, soprattutto quelle dei pittori, dove si mescolano i colori e si dà vita a capolavori. Ci troviamo nella Firenze dell’inizio del Rinascimento, dove l’arte esplode in ogni sua forma, ma dove serpeggiano anche invidie, tradimenti, vendette, pregiudizi, intrighi politici. E così veniamo coinvolti in una serie di avvenimenti, di omicidi cruenti, con un ritmo frenetico e travolgente.
Chiara Montani, con mano abile e sicura, crea una costruzione complessa, dove i vari tasselli del puzzle, così apparentemente distanti, andranno a comporsi, rivelando una verità molto antica.
Su tutto indaga Piero della Francesca, il pittore che si contendevano tutte le corti dell’epoca. Arguto, enigmatico, affascinante, geniale, dotato di grandi capacità intuitive e alla fine anche innamorato. E non sarà un caso se fra le pagine del romanzo compare, nei momenti cruciali, la sua “Flagellazione di Cristo“, il suo dipinto più misterioso.