Già il nome evoca qualcosa di prezioso: la Domus Aurea, la Casa d’Oro, fatta costruire a Roma da Nerone dopo l’incendio del ’64 d.c., che distrusse gran parte del centro della città.
Si estendeva dal Palatino all’Esquilino. Di questo immenso palazzo imperiale si può visitare solo la parte rimasta sul Colle Oppio.
E’ composta da circa 150 ambienti, con i soffitti alti oltre 10 metri, quasi sicuramente destinata a feste. Il complesso è visitabile solo in parte, perché i lavori di scavo e di restauro sono ancora in corso. Proprio restaurando una di queste 150 sale, negli ultimi anni è stata fatta una scoperta eccezionale: una sala completamente affrescata con una sfinge, pantere e centauri rampanti, ritornata alla luce dopo 2000 anni.
E’ una visita straordinaria con dei percorsi multimediali, che ci permettono di riviverla come ai tempi di Nerone.
Entriamo nel mondo di allora, ammirandone la sua preziosità ed eleganza. Riscopriamo come le pareti erano ricoperte di oro, di pietre preziose, di conchiglie e di perle con decorazioni a stucchi, pitture e marmi colorati. Le volte erano decorate per la prima volta con dei mosaici, precedentemente utilizzati solo per i pavimenti.
Dopo la morte di Nerone, i suoi successori, come spesso accadeva, vollero cancellare ogni sua traccia.
Gli edifici, dopo essere stati spoliati da tutto quello che poteva essere riutilizzato, furono riempiti di terra fino alle volte, per fare da fondamenta a nuove costruzioni.
Ciò ha permesso che la parte sul colle Oppio, su cui furono edificate le Terme di Traiano, si conservasse fino al Rinascimento, quando un giovane romano cadde in una fessura ritrovandosi in una grotta ricoperta da pitture.
Fu allora che artisti del calibro del Pinturicchio, Giulio Romano, Ghirlandaio, Michelangelo e Raffaello (del quale si stanno per celebrare a Roma i 500 anni dalla scomparsa con una mostra alle Scuderie del Quirinale, di cui parleremo più avanti), si calarono nelle grotte per ammirare e copiare le pitture alle pareti, senza sapere che fosse la dimora di Nerone. Questi affreschi erano opera di Fabullus e presero il nome di “grottesche”.
Rappresentano esseri mitici, quali le chimere, le sfingi, i satiri, gli esseri alati ritratti in figurine esili e flessuose , che si intrecciano con decorazioni geometriche e naturalistiche, dai colori luminosi come il rosso vivo, l’azzurro, il giallo oro e il verde erba, su uno sfondo bianco o comunque monocromo.
Ma le sorprese della Domus Aurea non finivano con la scoperta delle sue decorazioni. Infatti, questo meraviglioso palazzo, considerate le manie collezionistiche di Nerone, conservava centinaia di preziose opere d’arte.
Nel 1506 venne scoperto il gruppo marmoreo del Laocoonte, considerato come l’opera scultorea tra le più importanti dell’arte greca, conservato nei Musei Vaticani.
Da non perdere:
In occasione delle celebrazioni su Raffaello, verrà inaugurata la mostra “Raffaello nella Domus Aurea” che si aprirà da marzo 2020 sino a gennaio 2021.
(Domus Aurea – Visita al cantiere di restauro con realtà virtuale – nei gg di sabato e domenica – prenotando i biglietti allo 06 39967700 oppure online www.coopculture.it ).