Caravaggio era mio vicino di casa. Dal 1603 al 1605 prese in affitto una casa nel vicolo di San Biagio, l’attuale vicolo del Divino Amore. Il vero centro storico di Roma, che ne mantiene le caratteristiche e le strutture dell’epoca.
Dai documenti ritrovati, si scopre che il pittore chiese all’affittuaria di scrivere sul contratto che avrebbe scoperto metà della sala, garantendo il ripristino degli ambienti alla fine della locazione. Forse per avere più luce dalle finestre del lucernaio, forse per avere più spazio per i suoi dipinti o, come da anni dibattono critici e storici dell’arte, per ottenere una camera oscura ante-litteram, che gli permetteva di proiettare direttamente le ombre dei suoi modelli sulle tele. Era questa la zona che Caravaggio frequentava, le sue osterie, le sue botteghe, insieme a prostitute e a ragazzi di strada.
A via della Pallacorda, la parallela dove si trovava il suo studio, Caravaggio uccise Ranuccio Tomassoni. E dove naturalmente creò molti dei suoi capolavori. Proprio partendo da qui, ne possiamo vedere alcuni dei più importanti, nell’arco di poche centinaia di metri, senza spendere nulla.
Partiamo dalla cappella Cerasi della Basilica di Santa Maria del Popolo. Nella Conversione di San Paolo, colui che diventerà santo, sdraiato al suolo e sovrastato dal cavallo, sembra accogliere con le braccia allargate senza opporre alcuna resistenza la luce divina. Sul lato opposto, nella Crocefissione di San Pietro i contrasti fra luce ed ombra diventano ancora più violenti: la muscolatura chiara e ben delineata del santo e dei tre uomini colti nel momento in cui lo stanno issando sulla croce viene messa in grande risalto dai toni terrosi dello sfondo.
(Basilica di Santa Maria del Popolo, piazza del Popolo lun-ven 10,30-12,30/16-18,30 sabato 10,30-18,30 domenica chiuso.)
Il nostro itinerario ci riporta a ritroso alla Cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Un fascio di luce imponente che proviene dall’esterno, la luce divina, va a colpire con violenza e isola da tutti gli altri personaggi Matteo, che con una mano si indica, come sorpreso. È la Vocazione di San Matteo, colto in una scena domestica, nell’esercizio del suo mestiere di gabelliere, fulminato dal richiamo divino. Sulla parete opposta, il suo martirio s’incentra sulla figura del carnefice, il cui corpo plastico emerge al centro della scena. Mentre nella pala centrale, San Matteo dialoga con un angelo che giunge dall’alto, avvolto in veli trasparenti, che sembra giocare con le dita come un bambino.
(Chiesa San Luigi dei Francesi, piazza San Luigi dei Francesi orari: tutti i giorni 10-12,30/15-19 chiusa il giovedì pomeriggio.)
Solo qualche passo e arriviamo nella Chiesa di Sant’Agostino. Ed è qui che ci ritroviamo davanti alla Madonna dei Pellegrini, una Madonna dal volto splendido di una donna del popolo, ripresa di profilo, che tiene inclinata una gamba, posando i piedi scalzi uno davanti all’altro. Tiene in braccio un bambino dalle carni morbide, che le appoggia una mano sul seno. A fare da modella, come in tante altre opere di Caravaggio, fu Lena, una cortigiana amata dal pittore e da tanti altri. Ma è proprio la rappresentazione del suo volto a trasmettere alla Vergine un’umanità diversa. Ed è davanti a questa Madonna, che li accoglie sull’uscio della sua casa, che si inginocchiano dei pellegrini abbruttiti dalla vita, coi vestiti laceri e i piedi sporchi e callosi.
(Chiesa di Sant’Agostino, piazza di Sant’Agostino tutti i giorni 7,30-12 /16-19,30)