Babbo Natale e la Befana ce li siamo dimenticati da millenni, ma il Carnevale può essere ancora nostro. Naturalmente non le trombette e i coriandoli, che i bambini si lanciano per strada, e tanto meno i ritrovi chiassosi nei pub dei ragazzi.
Qualcosa che assomigli a quello che la generazione dei nostri genitori chiamava veglione e che Fellini immortalò, ambientato in un grande teatro, in una scena dei suoi “Vitelloni”. Molte città italiane ne organizzano.
A Roma è particolarmente attiva LIFC Officium Onlus, già impegnata in progetti ricreativi dalle visite guidate ai tornei di burraco, che devolve il ricavato all’assistenza di bambini e ragazzi affetti da fibrosi cistica. Il tema della serata cambia naturalmente ogni anno, da quello sul Charleston a quello di quest’anno, dedicato a Bollywood, il cinema popolare in salsa indiana che si gira a Mumbai.
Ricordo la serata imperniata sul Rinascimento, su “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori..” come scriveva l’Ariosto. Avevo pochissimo tempo a disposizione, per cercare un costume, ma non volevo proprio rinunciare. In poche ore sono riuscita a trovare una bellissima maschera veneziana, adornata di ricami e pietre, sono volata dal parrucchiere, per uscirne con un altissimo chignon e ho indossato …..il classico, irrinunciabile tubino nero che non deve mai mancare.
E così mi sono lanciata nella festa, fra dame ornate di fiori e vestiti sontuosi, sostenuti da incredibili crinoline. In ogni angolo del palazzo, fervevano giochi e attività diverse.
Potevamo farci immortalare, in un set fotografico, con il viso incastonato in una cornice, assistere a un duello inscenato dalla Scuola d’armi antiche o metterci pazientemente in fila, in attesa che una cartomante, nel segreto di un tendone, ci rivelasse il futuro. Il tutto corroborato da una ricchissima serie di pietanze, come vuole la tradizione carnevalesca. E poi abbiamo ballato. Finalmente abbiamo ballato, senza che nessuno notasse il nostro passettino ormai fuori moda.